Ho parlato con la mia sacerdotessa

Ieri pomeriggio sono andata in chiesa a parlare con uno dei sacerdoti della mia parrocchia, una signora della mia eta’ la cui sorella e’ morta di cancro al pancreas qualche anno fa. Strano…nonostante sia stata abbastanza calma e pragmatica in questi ultimi giorni, da quando ho visto l’infermiera, non ho potuto resistere al pianto parlando con Julie. A dire la verita’ il pianto mi viene abbastanza facilmente, basta solo pensare al mio cancro per piu’ di qualche minuto o di sfuggita e mi vengono le lacrime agli occhi. Penso sia normale. Mi preoccupo molto per la mia famiglia in Italia, perche’ so che se fossi nei loro panni mi sentirei nel panico, per la lontananza. E poi anche questa cosa del blog…anche solo la schizofrenia di scrivere in due lingue diverse per due audience diverse. In realta’ non e’ tanto un noioso lavoro di traduzione che voglio fare, ma scrivere in italiano o in inglese a seconda dell’umore. Ma alcune informazioni dovranno per forza essere duplicate. A meno che non escluda la mia famiglia e alcuni (pochi) amici italiani che non leggono l’inglese. Ma questo non lo voglio fare. Comunque anche questo mi fa sentire lontana dalla mia famiglia, dalle proverbiali radici che in qualche modo ho abbandonato.

Julie, la sacerdotessa (nella Chiesa Episcopale abbiamo preti donne, preti sposati, preti divorziati, e preti gay), mi ha aiutato in un esercizio di meditazione, incoraggiandomi anche a usare le tecniche di respirazione yoga per far scorrere l’ossigeno alle parti del corpo sulle quali ci si concentra e per purificarle, anche se solo spiritualmente (solo???).

Mentre meditavamo mi e’ passata nella mente l’immagine grafica del mio cancro (o cancri), come di una massa gialla, bubbonica e maligna con intenzioni funeste e mi veniva di parlargli, di chiedergli perche’, di chiedergli di smetterla di farmi male. Non che ne’ io ne’ Julie crediamo ai ‘miracoli’ di guarigioni effettuate col potere della preghiera di chi ‘crede veramente’. I miracoli piuttosto sono su di noi, su come riusciamo a vivere la vita con tutto quello che ci offre. In questo credo, anche se per adesso sto ancora aspettando questo grande momento rivelatorio che mi insegnera’ qualcosa di veramente importante sulla vita. Per ora vivo il tutto cercando di essere il piu’ pragmatica possibile, ma ogni tanto l’emotivita’ si insinua, e non credo sia una cosa sbagliata o evitabile. Una mia amica che soffre di problemi mentali dice che quando cadiamo a pezzi e incominciamo a romperci Dio coglie il momento per entrare da queste nostre crepature. E’ un’immagine bellissima penso.

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